La sanità contro le pandemie: più personale e formazione costante

L’epidemia da Coronavirus ha messo a dura prova tutto il comparto medico-sanitario, mettendo in evidenza, da una parte, la grande competenza e professionalità del personale impiegato negli ospedali e dall’altra, le necessità di cui la sanità italiana ha bisogno: medici, infermieri, dispositivi e macchinari.

Le necessità per il comparto sanitario

Già durante l’emergenza sanitaria è stato necessario in alcuni ospedali, soprattutto del nord Italia, aumentare il personale medico e infermieristico, reclutandolo in tutto il Paese. Questo non solo per far fronte alla carenza di personale, di cui molte strutture soffrono, ma anche per sostituire coloro che si ammalavano e per dare respiro a chi, nella fase acuta del Covid-19, effettuava turni estenuanti. In attesa di capire se ci sarà una seconda ondata del virus, è necessario in ogni caso provvedere all’incremento di personale specializzato e preparato ad affrontare situazioni simili, soprattutto facendo scorte dei dispositivi e macchinari necessari. Da sottolineare anche l’importanza dello scambio di personale medico, di dati e di informazioni che i Paesi di tutto il mondo hanno messo in atto in questa situazione, per creare una task force contro il Coronavirus.

Investire nella formazione

Alcune regioni cominciano ad investire di più nella formazione del personale medico proprio per essere pronti, nei prossimi mesi, ad avere la possibilità di ricambi nelle Rsa (residenze per anziani), nelle scuole, per le assistenze domiciliari ai diversamente abili e, naturalmente, nelle strutture ospedaliere. Nella Valle d’Aosta, ad esempio, è partito l’iter per organizzare un corso di formazione per 90 nuovi operatori sociosanitari; in Puglia il bando riguarda 756 Oss. L’obiettivo è quello di avere più personale e garantire a tutti un servizio di qualità, investendo nella formazione e nella riqualificazione del personale. Inoltre, il governo sta valutando una riforma del settore con la possibilità proprio per gli Oss di una formazione post diploma di due anni e l’iscrizione ad un albo regionale.

L’esempio della Svizzera

Un investimento importante lo ha chiesto anche il governo svizzero per il prossimo quadriennio universitario in ambito medico-sanitario, allo scopo di realizzare un vero e proprio polo per la ricerca e la formazione. La richiesta di 695 milioni (74 in più rispetto al precedente quadriennio) servirà all’Università della Svizzera italiana (Usi) e alla Scuola universitaria professionale (Supsi) per sostenere gli studi in generale, ma in particolar modo, quelli medico-scientifici, come un master in biomedicina. Tra gli obiettivi della richiesta fondi anche quello di aiutare e sostenere le famiglie di studenti meritevoli ma in difficoltà economiche a causa della crisi dovuta al Coronavirus.

L’infermiere a scuola: educatore della salute

Si sta discutendo, inoltre, la possibilità di inserire nelle scuole la figura dell’infermiere, non solo per far fronte a nuovi casi di Covid-19, ma anche per aiutare i giovani a diventare cittadini più consapevoli per quanto riguarda l’igiene e la prevenzione di alcune malattie. L’infermiere scolastico ricoprirebbe soprattutto il ruolo dell’educatore della salute, impegnato socialmente al di là dell’emergenza che ha colpito il nostro Paese e tutto il mondo, che possa svolgere attività di educazione sanitaria e prevenzione, così come avviene già all’estero.

Parallelamente, si parla anche di creare anche la figura dell’infermiere di famiglia, un assistente domiciliare e ambulatoriale, specializzato nelle cure primarie (medicazioni, terapie iniettive, trattamenti post-operatori tutto in coordinamento con strutture ospedaliere e medici di base) ed in grado di offrire servizi alla persona e alla collettività, contrastando gli affollamenti e le attese inutili nei pronto soccorsi e nei reparti degli ospedali.

(Fonte: FondItalia)